Chisa Sant'Antioco MArtire

Le catacombe

Il cristianesimo in Sardegna si diffuse precocemente, forse anche grazie ai damnati ad metalla, individui che vennero condannati ai lavori forzati nelle miniere dell’Isola e anche nella zona del Sulcis- Iglesiente, fin dal II secolo d.C.

Il culto per Antioco ha certamente origini antiche, anche se non si conosce con precisione l’epoca della sua nascita. Un’antica tradizione ritiene che fosse un medico originario della Mauretania, corrispondente alle attuali Algeria e Marocco, vissuto all’epoca dell’imperatore Adriano, educato alla fede cristiana dalla madre, Santa Rosa.

Approdato nell’isola di Sulci, dopo molte peripezie, il santo avrebbe scelto di vivere in una spelonca, probabilmente all’interno della necropoli ipogea usata fin dall’età punica.

La sua fama e l’attività di evangelizzazione, secondo il racconto, fecero indignare le autorità, che inviarono i milites per arrestarlo e portarlo a Cagliari.

Antioco fu sorpreso nella spelonca dai soldati romani, che però lo trovarono morto, il 13 novembre (dies natalis).
A parte la leggenda, il culto del santo non si è mai spento nei secoli ed è legato alle catacombe., ancora oggi considerate un importante luogo di fede e di pellegrinaggio.

Le catacombe sulcitane, uniche in Sardegna, hanno riutilizzato preesistenti ipogei punici, collegandoli fra loro per creare un cimitero comunitario, secondo la prassi cristiana.
Sono attestate tutte le tipologie sepolcrali tipiche dei cimiteri ipogei dell’epoca antica.
I defunti erano deposti in semplici loculi, o in fosse terragne (formae), cassoni in pietra, ma anche in arcosoli. Una tomba “a baldacchino” è nell’ambiente denominato “camera del santo”, forse proprio la spelonca in cui Antioco sarebbe spirato. Si conserva una pietra che la tradizione popolare chiama “cuscino del santo”.

7500
a.c.

Fondazione SULCI (fenici)

1270
d.c.

catacombale sottereanee

4840
d.c.

Anno della fondazione

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

Gli arcosoli

Prendono il nome dall’arcata che sormonta una o più sepolture, incassate sotto alla mensa, determinando uno spazio di fondo semilunato (la lunetta).

Gli arcosoli sono tombe articolate e per questo venivano utilizzate da persone più facoltose, che spesso le abbellivano con pitture.

L’arcosolio detto del Buon Pastore

L’arcosolio si trova dietro alla cd. cripta storica.
La decorazione pittorica in origine interessava diverse parti dell’arcosolio (lunetta, sottarco, parapetto, fronte), che nel tempo sono state molto danneggiate.
L’affresco sulla lunetta è stato rovinato dagli stessi fossori (operai che lavoravano nelle catacombe) per inserire nuove sepolture.

 

 

 

 

Al centro si intravedono i resti di un individuo maschile in abiti da lavoro, che reca una pecora sulle spalle. Si tratta della raffigurazione del Buon Pastore, utilizzata come simbolo di Cristo, pastore di anime.
La scena è ambientata in un giardino, che evoca il mondo ultraterreno.

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire
Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire
Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire
Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

L’arcosolio con animali affrontati

L’arcosolio si trova in fondo alla galleria di accesso al cimitero.
Lacerti di affreschi molto rovinati attestano che l’arcosolio stesso, le pareti contigue e il soffitto erano coperti da una fitta decorazione.

Girali vegetali e fiori circondati da un bordo a fascia rossa incorniciavano pannelli con scene figurate.
Al momento si conserva meglio la pittura sulla lunetta di fondo, dove si riconoscono i resti di due animali di grandi dimensioni (forse bovini), che secondo le ultime interpretazioni potrebbero essere inseriti in una scena molto conosciuta nell’antico mondo cristiano: animali che si abbeverano alla fonte della vita eterna.

Sul bordo superiore si conserva la parte finale di un’iscrizione, l’unica iscrizione rinvenuta nella catacomba sulcitana. Si legge [—]e vibas, probabilmente da integrare in [in pac]e vibas, o […]e vibas [in Deo]. L’espressione è comunemente usata per augurare al defunto (o alla defunta) la beatitudine della vita eterna: “che tu viva in pace”, o “che tu possa vivere in Dio”

I Loculi

Nella catacomba sono stati individuati numerosi loculi, alcuni dei quali forse destinati alla sepoltura degli infanti.
Il loculo è una sepoltura economica e facile da realizzare. Per questo era utilizzata da individui di ceto medio basso.
Scavato nelle pareti della grotta, il loculo veniva sigillato con embrici in argilla fissati alla parete mediante l’uso abbondante di calce.
Spesso sulle lastre di chiusura si incidevano o dipingevano i dati relativi al defunto (nome e giorno della morte), ma in questa catacomba non ci sono iscrizioni. Alcuni mostrano, invece, i marchi di fabbrica della officina in cui erano stati prodotti.

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

Tomba a cassone del vano E

La tomba si trova nel più grande ambiente della catacomba.
Si tratta di un cassone destinato a una sepoltura doppia, posto sul pavimento e non interrato. Conserva ancora tracce della decorazione originale, che rivestiva le pareti esterne, costituita da sottili cornici rettangolari concentriche in verde chiaro, giallo e rosso.
Anche il piano superiore doveva essere dipinto e fu utilizzato come mensa per appoggiare le stoviglie in ceramica e vetro durante i banchetti consumati in ricordo del defunto.

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

Fosse terragne

Sono le più numerose e ricoprono l’intero piano di calpestio.
Realizzate mediante una semplice fossa scavata sotto al piano di calpestio, venivano riempite di terra in modo da consentire il passaggio dei parenti dei defunti e dei fedeli.
Le sepolture sono disposte in maniera disomogenea nelle diverse zone del cimitero.
.

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

La tomba detta “a baldacchino"

Tre pilastri e lastre in arenaria delimitano uno spazio rettangolare in origine occupato da sepolture a cassone impilate una sull’altra, come lasciano intendere le scanalature visibili sulla parete di fondo, in cui erano inserite le lastre di chiusura.

Si tratta dell’unico esempio di tomba cd. “a baldacchino” attestata in Sardegna.
Sepolture simili si conoscono ad esempio in Sicilia, a Malta e Cipro.

Catacombe della Basilica Di Sant'Antioco Martire

La Cripta storica

L’entrata attuale alla catacomba avviene attraverso la cosiddetta “Cripta storica”.
Si tratta di un ampio vano realizzato modificando un ambiente più antico, che in origine era chiuso ed utilizzato a scopo funerario, con tombe ad arcosolio e a fossa sotto il pavimento.
Ad un certo momento lo spazio fu risistemato, disponendo a semicerchio cinque colonne con capitelli, in modo da delimitare un’area di rispetto davanti ad una tomba, evidentemente meta di venerazione dei fedeli, in quanto doveva ospitare le reliquie del santo.
A seguito di questo cambiamento, venne aperto il varco di accesso direttamente dal transetto della basilica, mediante alcuni gradini.
Si ritiene che tali modifiche siano state operate nell’XI secolo dai monaci di San Vittore di Marsiglia, quando intrapresero lavori di ristrutturazione della chiesa.

Virtual Tour Catacombe:

La catacomba dette di Santa Rosa

Le catacombe dette di S. Rosa sono un piccolo nucleo ipogeo, situato sotto la navata centrale della basilica attuale, accessibile dalla cappella di S. Antonio.
In origine l’ipogeo, usato in età punica, era costituito da due camere dotate di un accesso proprio chiamato “dromos”.

Con la costruzione dell’edificio di culto il dromos dell’ambiente orientale venne interrato e coperto da uno dei pilastri portanti della basilica. Con il successivo ampliamento della navata centrale nel XVIII secolo il dromos della camera occidentale risultava essere al centro della navata centrale e venne quindi modificato aggiungendo una piccola rampa di scale e un breve corridoio che formavano un ingresso a L accessibile dalla navata destra.

Discese le ripide scale del dromos si arriva al primo dei due ambienti, chiamato ambiente H. Di fronte alla gradinata d’accesso sul tramezzo che divideva in due parti la tomba punica, si può notare una ciotola in terracotta incassata nella parete che probabilmente serviva da acquasantiera.

Sul lato nord e sul fondo del lato sud-est della camera si conservano due sarcofagi in tufo. La tradizione ritiene che in quello a nord sia stato deposto il corpo di Rosa, madre di Antioco. 

In un momento successivo, difficile da inquadrare, il sarcofago venne rozzamente monumentalizzato sfruttando pietrame e malta per renderlo più alto e forse più facilmente utilizzabile per la celebrazione delle funzioni religiose. 

È infatti ipotizzabile che, nei giorni della festa di S. Antioco, a partire almeno dal Seicento, queste tombe venissero utilizzate per celebrare le Sante Messe visto il grande afflusso di sacerdoti che giungevano nell’isola sulcitana.

Per quanto riguarda l’altro sarcofago le notizie sono ancora più scarne. All’interno erano una piccola quantità di resti ossei e di frammenti ceramici e qualche frammento di vetro, forse ascrivibile all’età romana, che meriterebbero studi più approfonditi.

Minore attenzione è stata riservata a questo ipogeo, rispetto alla catacomba maggiore. Pertanto, non esiste una spiegazione univoca sulla vera funzione di questi due ambienti.
Secondo Leone Porru si tratterebbe di un progetto di ampliamento delle catacombe di S. Antioco, mai portato a termine, oppure di una piccola catacomba realizzata ad hoc per accogliere le sepolture di Rosa, Antioco e Platano (suo fratello, secondo la tradizione). Forse il corpo di Antioco era stato traslato temporaneamente in una tomba dell’ambiente ad est (oggi completamente vuoto), che, trovandosi perfettamente sotto la cupola, era il luogo ideale in cui collocare la confessio del santo. Un’altra ipotesi è che almeno uno dei due sarcofagi abbia accolto le spoglie di S. Ciriaco, carnefice di S. Antioco convertitosi poi al cristianesimo; oppure che questa catacomba sia stata utilizzata per custodire i corpi dei Santi Martiri di Numidia († 259), Mariano (lettore), Giacomo (diacono) ed Emiliano (soldato martire) portati in Sardegna dai vescovi esuli dall’Africa vandalica e poi traslati a Gubbio tra il V e il VI secolo con parte dei resti di una Santa donna e dei suoi due figli (ipoteticamente S. Rosa).
L’assenza di prove oggettive e significative non consente di essere più precisi.

INFO E CONTATTI
La visita alle Catacombe di S.Antioco e di S.Rosa può essere effettuata:
Basilica di Sant’Antioco Martire Piazza Parrocchia 22, 09017 Sant’Antioco (SU) Per informazioni e prenotazioni:
Tel.: 0781 921887
basilicasantantioco@tiscali.it
ORARI ESTIVI CATACOMBE
da metà GIUGNO a SETTEMBRE

Lunedì: 9.30 – 12.00
Martedì – Sabato: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.00
Domenica: 15.00 – 17.00

ORARI INVERNALI CATACOME
da OTTOBRE a MARZO

Lunedì: chiuso
Martedì: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.00
Mercoledì: chiuso
Giovedì – Sabato: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.00
Domenica: 15.00 – 17.00

ORARI INTERMEDI CATACOMBE
da APRILE a metà GIUGNO

Lunedì: chiuso
Martedì: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.00
Mercoledì: chiuso
Giovedì – Sabato: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.00
Domenica: 15.00 – 17.00