Il cristianesimo in Sardegna si diffuse precocemente, forse anche grazie ai damnati ad metalla, individui che vennero condannati ai lavori forzati nelle miniere dell’Isola e anche nella zona del Sulcis- Iglesiente, fin dal II secolo d.C.
Il culto per Antioco ha certamente origini antiche, anche se non si conosce con precisione l’epoca della sua nascita. Un’antica tradizione ritiene che fosse un medico originario della Mauretania, corrispondente alle attuali Algeria e Marocco, vissuto all’epoca dell’imperatore Adriano, educato alla fede cristiana dalla madre, Santa Rosa.
Approdato nell’isola di Sulci, dopo molte peripezie, il santo avrebbe scelto di vivere in una spelonca, probabilmente all’interno della necropoli ipogea usata fin dall’età punica.
La sua fama e l’attività di evangelizzazione, secondo il racconto, fecero indignare le autorità, che inviarono i milites per arrestarlo e portarlo a Cagliari.
Antioco fu sorpreso nella spelonca dai soldati romani, che però lo trovarono morto, il 13 novembre (dies natalis).
A parte la leggenda, il culto del santo non si è mai spento nei secoli ed è legato alle catacombe., ancora oggi considerate un importante luogo di fede e di pellegrinaggio.
Le catacombe sulcitane, uniche in Sardegna, hanno riutilizzato preesistenti ipogei punici, collegandoli fra loro per creare un cimitero comunitario, secondo la prassi cristiana.
Sono attestate tutte le tipologie sepolcrali tipiche dei cimiteri ipogei dell’epoca antica.
I defunti erano deposti in semplici loculi, o in fosse terragne (formae), cassoni in pietra, ma anche in arcosoli. Una tomba “a baldacchino” è nell’ambiente denominato “camera del santo”, forse proprio la spelonca in cui Antioco sarebbe spirato. Si conserva una pietra che la tradizione popolare chiama “cuscino del santo”.